Il Giardino dell' Erba Voglio
 
    Castagno
     

 

Agostino Barletta
   Vecchi castagni patriarchi
ricchi di buchi ed archi,
rifugio di gufi e assioli,
non morirete soli.
   La musica del ruscello
accompagna la tua danza
su questo sentiero in salita
all’ ombra di una vita.
Allieta i lievi rumori del bosco
il tuo balletto elegante,
mentre cavalchi quell’antico ponte
incoronato di muschio.
   Sboccerà così quella margherita
che ci donerà nuova vita
ed uscire dai rovi sarà facile gioco
mentre le curve del sentiero
si spianeranno in un istante
e la luce del sole conquisterà
il nostro castagneto.
    Cresceranno polloni e virgulti
per sostituire i padri
che si congedano lentamente
e ci regaleranno terra nera
culla di lombrichi veri.
 ("Danza da castagneto")

 

Mentre le folia d' arbore a ciondolar
viderete fra il  cadere ed il restar,
 
in justo tempore sarete totus
a piliar de lo castaneus los fructus.
 
In cista colligerete plus bellis
por spoliarle de la premiera pellis.
 
Inde su lo foco le appodierete
cum sukkar, vainilla et cocerete
 
pro tempore de una clessidra exscarpa,
not varicando una ratione excerpta
 
de sukkar por una ricca de marrones.
Quid gusterete pro multes stationes.
         (Anonimo medievale, "Suavis conserva de castanea")
      Giovanni Pascoli
   Quando sfioriva e rinverdiva il melo,
quando s'apriva il fiore del cotogno,
il greppo, azzurro, somigliava un cielo
visto nel sogno;
   brullo io te vidi; e gi
a' per ogni ripa
erano colte tutte le
viole,
e tu lasciavi ai cesti ed alla stipa
tutto il tuo sole;
   e, pio castagno, i rami dalla bruma
ancora appena e dal nevischio vivi,
a mano a mano d'una lieve spuma
verde coprivi.
   Ma poi, vedendo sotto il fascio greve
le montanine tergersi la fronte,
tu che le sai da quando per la neve
scendono il monte,
   ecco, pietoso tu di lor, tessesti
lungo i torrenti, all'orlo dei burroni,
una fredda ombra, che gem
e' di mesti
cannareccioni.
   E qualche cosa gi
a' nell'aspro cardo
chiuso ascondevi, come l'avo buono
che nell'irsuta mano cela un tardo
facile dono.
   Ai primi freddi, quando il buon villano
rinumero' tutti i suoi bimbi al fuoco;
e con lui lungamente il tramontano
brontolo' roco;
   e tu quei cardi, in mezzo alle procelle,
spargesti sopra l'erica ingiallita,
e li schiudevi per piet
a' di quelle
povere dita
   Tutti spargesti i cardi irti e le fronde
fragili, e tutto port
o' via festante
la grama turba. Nudo con le monde
rame, o gigante,
   stavi, e vedevi tu la vite e il melo
vestiti d'oro e porpora al riflesso
gia' delle nevi, e per lo scialbo cielo
nero il cipresso.
   Per te i tuguri sentono il tumulto
or del paiolo che inquieto oscilla;
per te la fiamma sotto quel singulto
crepita e brilla:
   tu, pio castagno, solo tu, l'assai
doni al villano che non ha che il sole;
tu solo il chicco, il buon di pi
u', tu dai
alla sua prole;
   ha da te la sua bruna vaccherella
tiepido il letto e non des
ia la stoppia;
ha da te l'avo tremulo la bella
fiamma che scoppia.
   Scoppia con gioia stridula la scorza
de' rami tuoi, co' frutti tuoi la grata
pentola brontola. Il vento fa forza
nell'impannata.
   Nevica su le candide montagne,
nevica ancora. Lieto
e' l'avo, e breve
augura, e dice: Tante pi
u' castagne,
quanta pi
u'
neve.
             (Da: "Myricae")
Gianni Rodari
       Un tempo ero un castagno,
     fermo nella tempesta:
     tra i miei rami fiorivano
     i nidi sempre in festa.
     Vennero i boscaioli,
     io caddi senza un grido.
     Ora sono il tuo letto:
     non sono sempre un nido?
                ("Perche'"le piante crescono?")