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Quando
sfioriva e
rinverdiva
il melo,
quando
s'apriva il
fiore del
cotogno,
il greppo,
azzurro,
somigliava
un cielo
visto nel
sogno;
brullo io te
vidi; e gia'
per ogni
ripa
erano colte
tutte le
viole,
e tu
lasciavi ai
cesti ed
alla stipa
tutto il tuo
sole;
e, pio
castagno, i
rami dalla
bruma
ancora
appena e dal
nevischio
vivi,
a mano a
mano d'una
lieve spuma
verde
coprivi.
Ma poi,
vedendo
sotto il
fascio greve
le montanine
tergersi la
fronte,
tu che le
sai da
quando per
la neve
scendono il
monte,
ecco,
pietoso tu
di lor,
tessesti
lungo i
torrenti,
all'orlo dei
burroni,
una fredda
ombra, che
geme' di
mesti
cannareccioni.
E qualche
cosa gia'
nell'aspro
cardo
chiuso
ascondevi,
come l'avo
buono
che
nell'irsuta
mano cela un
tardo
facile dono.
Ai primi
freddi,
quando il
buon villano
rinumero'
tutti i suoi
bimbi al
fuoco;
e con lui
lungamente
il
tramontano
brontolo'
roco;
e tu quei
cardi, in
mezzo alle
procelle,
spargesti
sopra
l'erica
ingiallita,
e li
schiudevi
per pieta' di
quelle
povere dita
Tutti
spargesti i
cardi irti e
le fronde
fragili, e
tutto porto'
via festante
la grama
turba. Nudo
con le monde
rame, o
gigante,
stavi, e
vedevi tu la
vite e il
melo
vestiti
d'oro e
porpora al
riflesso
gia' delle
nevi, e per
lo scialbo
cielo
nero il
cipresso.
Per te i
tuguri
sentono il
tumulto
or del
paiolo che
inquieto
oscilla;
per te la
fiamma sotto
quel
singulto
crepita e
brilla:
tu, pio
castagno,
solo tu,
l'assai
doni al
villano che
non ha che
il sole;
tu solo il
chicco, il
buon di piu',
tu dai
alla sua
prole;
ha da te la
sua bruna
vaccherella
tiepido il
letto e non
desia la
stoppia;
ha da te
l'avo
tremulo la
bella
fiamma che
scoppia.
Scoppia con
gioia
stridula la
scorza
de' rami
tuoi, co'
frutti tuoi
la grata
pentola
brontola. Il
vento fa
forza
nell'impannata.
Nevica su le
candide
montagne,
nevica
ancora.
Lieto
e'
l'avo, e
breve
augura, e
dice: Tante
piu'
castagne,
quanta piu'
neve.
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(Da:
"Myricae")
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