- FARFARACCIO
- NOME SCIENTIFICO: Petasites hybridus GAERTN. o Petasites officinalis
L.
- SINONIMI E NOMI DIALETTALI:
Barde (Liguria), Lavassa
(Piemonte), Capelocc, Rdoi (Lombardia),
Brdano domestico, Petasside (Veneto), Tossilaggine maggiore
(Toscana), Lesche (Friuli),
Barbaz (Carnia), Vaniglin salvadegh
(Emilia), Lampazzo
(Campania), Petrasita
(Sicilia), Cavolaccio.
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Il nome del genere Petasites deriva
dal greco petasos (=cappello)
e richiama le grandi dimensioni delle foglie che gli antichi paragonavano ad
un cappello.
- FAMIGLIA:
COMPOSITAE
CARATTERISTICHE:
pianta erbacea perenne con rizoma; ogni pianta presenta solo esemplari
maschili o femminili: puo' accadere che singoli fiori femminili nascano su piante
maschili. Fiorisce tra aprile e giugno.
SPECIE SIMILI: Farfaraccio bianco (Pelasites albus) con i capolini dei fiori
giallo-biancastri, anziche' rossiccio pallidi o violetti.
DISTRIBUZIONE:
Europa dalla pianura fino ai 2000 metri s.l.m.
HABITAT:
cresce in colonie con numerosi esemplari nei prati umidi, sulle sponde
di fiumi o ruscelli. Anche la dentatura delle foglie
e' piu' fortemente dentata
rispetto al P. hybridus che presenta una foglia con lembi rotondeggianti.
USO MEDICINALE:
contiene inulina, resina, mucillagine, tannino ed un glucoside amaro,
la petasina, probabilmente responsabile della proprieta' sedative di questa pianta che
possiede anche proprieta' tossifughe e diuretiche.
USO ALIMENTARE:
i gambi carnosi e sodi delle giovani foglie si possono consumare
lessati ed eventualmente mescolati con bietole.
ORIGINE:
esemplari trapiantati dallo stato selvatico (entroterra di Albissola).
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