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Il Giardino dell' Erba Voglio
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Betulla
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Agostino Barletta
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Questa brezza leggera
- mette paura
- alle foglie
tremolanti della betulla
- ma nutre il
nostro respiro
- in questa
fine estate afosa.
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Quanto ho creduto che settembre
- fosse
l’inizio dell’autunno,
- confondendo
le date
- con i
battiti del cuore.
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Dopo questi decenni
- il mio cuore
ancora
- si scalda al
tuo tepore
- e quella
brezza leggera
- rallegra la
nostra sera
- e alimenta
le nostre voglie,
- mentre la
pianta di betulla
- rinuncia
triste alle sue foglie.
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("Betulla settembrina")
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O bianca betulla,
sei bianca di neve,
sei nuda di pelle
e nuda di foglie;
tu guardi la luna
a guardia del prato.
Sei priva di sole,
di gioia e colore,
sei reggia di ghiri
coi loro sospiri.
Tu voli nel vento,
nel cielo contento;
se marzo ti coglie
avara di foglie
ma ricca di fiori
dai lievi colori;
fai ombra d’aprile
al dolce dormire.
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("Gennaio di
betulla")
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- Alessandra Capocaccia Quadri
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da un quadro di
G. Klimt (1903)
- Betulle sottili, diritte
- come alberi d'invisibile nave.
- Nell'alto
chiome stranamente bionde
- come in un quadro o in un sogno.
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Alberi di una nave che non salpa.
- Il miglior modo di viaggiare salire
- quasi dal nulla verso ignote luci.
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E le foglie parlano a mille
- in un linguaggio forse diverso
- da quello delle radici lontane.
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Ma l'interprete esiste -arte o sogno-
- a tradurre i fremiti in dialogo
- dal basso all'alto, adagio,
- dal quasi nulla alla foresta d'oro.
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("Betulle",13
gennaio '92)
- Pablo Neruda
- Come la pelle della betulla
- sei argentea e odorosa:
- devo contare sui tuoi occhi
- per descrivere la primavera.
- E benche' non sappia come ti chiami
- non c' primo volume senza donna:
- i libri si scrivono con baci
- (e io vi prego di tacere
- perche' s'avvicini la pioggia).
- Voglio dire che tra due mari
- sta pendendo la mia statura
- come una bandiera abbattuta.
- Per la mia amata senza sguardo
- sono disposto a anche a morire
- anche se s'imputa la mia morte
- al mio deficiente organismo
- o alla tristezza innecessaria
- depositata negli armadi.
- Certo e' che il tempo fugge
- e con voce di vedova mi chiama
- da boschi ormai dimenticati.
- Prima di vedere il mondo, allora,
- quando i miei occhi non s'aprivano
- io disponevo di quattr'occhi:
- i miei e quelli del mio amore:
- non chiedetemi se ho cambiato:
- (e' solo il tempo che invecchia):
- (vive cambiando di camicia
- mentr'io continuo a camminare).
- Tutte le labbra dell'amore
- andaron formando il mio vestiario
- dacche' io mi sentii ignudo:
- lei si chiamava Maria,
- (forse Teresa si chiamava),
- e m'abituai a camminare
- consumato dalle mie passioni.
- Sei tu quella che sarai
- donna innata del mio amore,
- colei che di creta fu formata
- o quella di penne che volo'
- o la donna territoriale
- dalla chioma nel fogliame
- o la concentrica caduta
- come una moneta ignuda
- nello stagno di un topazio
- o la presente curatrice
- della mia scorretta indisciplina,
- oppure quella che mai nacque
- e che ancora sto attendendo.
- Perche' la luce della betulla
- e' la pelle della primavera.
- ("La
pelle della betulla", da: "Giardino
d'inverno", trad. di G. Bellini)
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