Il Giardino dell' Erba Voglio

Cicala

       
Agostino Barletta
Ci fu un tempo
in cui rincorrevo le cicale,
la retina per farfalle
poggiata sulle spalle,
facevo un sogno anche da sveglio
di ripopolare quel giardino
che battezzammo l' Erba Voglio.
 
Quell' estate i loro canti
invasero le orecchie
assordando  bambini
mentre la ganascia succhiava
corteccia di biancospini.
 
Ma assai breve fu la storia
e rapida fu la guerra
che' alla fine dell' estate
se ne tornarono alla terra
a succhiare per quattr'anni
dolci radici, scarsi i danni.
 
Ritornai a rincorrere cicale,
tra carpini e biancospini
mentre ripresero a succhiare
cavando cibo per formichine
e ritornarono a cantare
rintronando i piccolini.
 
Ed ogni anno che vien luglio
il concerto si ripete:
una cicala per cespuglio
dolce linfa per formiche,
che' il canto rende fichi
e puo' sfamare anche i nemici.
(Genova,"Cicale e formiche",  luglio 2015)
       Luigi Fiorentino
        Grumo d'aria, cicala, o che la rondine
        ti prendi, o mano ignara
        nella ferma canicola ti schiacci,
        o cada la tua spoglia sulla neve
        dal ramo che fu verde anche di suoni,
        sempre il tuo canto udro' non modulato
        quando verra' la sera,
                                                    e fu confusa
        con quell'ignota che mi vibra in cuore.
        ("Con quell' ignota che mi vibra in cuore", da "Cielo e pietra")
 
       Federico Garcia Lorca
        Cicala!
        beata te,
        che sopra il letto di terra
        muori ubriaca di luce.
 
        Tu sai delle campagne
        il segreto della vita,
        e il racconto delle vecchia fata
        che nascere sentiva l'erba
        rimane nascosto in te.
 
        Cicala!
        Beata te.
        Che muori sotto il sangue
        di un cuore azzurro.
        La luce Dio che scende,
        e il sole,
        breccia per dove filtra.
 
        Cicala!
        Beata te.
        Se senti nell'agonia
        tutto il peso dell'azzurro.
 
        Tutto il vivo che passa
        dalle porte della morte
        va con la testa bassa
        e un'aria bianca assonnata.
        Con parola di pensiero.
        Senza suoni...
        Tristemente,
        coperto dal silenzio
        ch'e' il mantello della morte.
 
        Ma tu cicala assorta,
        piena di suoni, muori
        e resti trasfigurata
        in suono e luce celeste.
 
        Cicala!
        Beata te.
        T'avvolge nel suo mantello
        lo Spirito Santo stesso
        ch'e' luce.
 
        Cicala!
        stella sonora
        sopra i campi addormentati,
        vecchia amica delle rane
        e dei grilli neri,
        hai sepolcri d'oro
        nei raggi vibranti
        del sole che ti colpisce dolcemente
        nel vigore dell'estate,
        e il sole porta via la tua anima
        per farla luce.
 
        Il mio cuore diventi cicala
        sopra i campi divini.
        Muoia cantando lentamente
        nel cielo azzurro ferito
        e quando sta per spirare
        la donna ch'io so
        lo spara con le sue mani
        nella polvere.
 
        E il mio sangue sopra il campo
        sia limo dolce e rosato
        dove le zappe affondino
        gli stanchi contadini.
 
        Cicala!
        Beata te!
        Se ti feriscono le invisibili spade
        dell'azzurro.
              ( "Cicala!", agosto 1918, trad. C. Bo)
 
         Eugenio Montale
          Forse l'estate ha finito di vivere.
          Si sono fatte rare le cicale.
          Sentirne ancora una che scricchia e' un tuffo nel sangue.
          La crosta del mondo si chiude, com'era prevedibile
          se prelude a uno scoppio. Era improbabile
          anche l'uomo, si afferma. Per la consolazione
          di non so chi, lassu' alla lotteria
          e' stato estratto il numero che non usciva mai.
 
          Ma non ci sara' scoppio. Basta il peggio
          che e' infinito per natura mentre
          il meglio dura poco. La sibilla trimurtica
          esorcizza la Moira insufflando
          vita nei nati-morti. E' morto solo
          chi pensa alle cicale. Se non se n'e' avveduto
          il torto e' suo.
                                                     ("Niente di grave")
 
        Osservare tra fronde il palpitare
        lontano di scaglie di mare
        mentre si levano tremuli scricchi
        di cicale dai calvi picchi...
                        (Da: "Meriggiare pallido e assorto")
 
       Giuseppe Ungaretti
        Conosco una citta'
        che ogni giorno s'empie di sole
        e tutto rapito in quel momento
        Me ne sono andato una sera
        Nel cuore durava il limio
        delle cicale
        Dal bastimento
        verniciato di bianco
        ho visto
        la mia citta' sparire
        lasciando
        un poco un abbraccio di lumi nell'aria torbida
        sospesi.
                        ("Silenzio")