La poesia di
Hermann Hesse e le piante (o... animali)
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Cipresso
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Curviamo
nel vento agili cime, fuochi,
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vediamo giardini pieni di
donne, di giochi
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e di liete risa. Vediamo ancora gli orti
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dove gli uomini rinascono e
poi ritornano morti.
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Vediamo templi che in anni ora remoti
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erano pieni di dei e di fedeli oranti.
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Ma gli dei sono morti e i templi sono vuoti
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e giacciono in mezzo all'erba i colonnati infranti.
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Distese inargentate, valli a noi sono note
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dove l'uomo felice, poi si stanca e soccombe,
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dove va il cavaliere e prega il sacerdote,
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dove fratelli e stirpi si accompagnano alle tombe.
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Ma la sera, quando vengono le tempeste,
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in mortale angoscia noi ci chiniamo, mesti,
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puntiamo le radici e aspettiamo tremanti
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se la morte ci colga oppure passi avanti.
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("I cipressi di S.Clemente", trad. di G.Pintor)
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Farfalla
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Avevo provato un dolore
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e passeggiavo in un prato;
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ed ecco, vidi una farfalla
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cosi' bianca e rosso fuoco
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da azzurri venti cullata.
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O tu! Allora ero fanciullo,
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il mondo mi risplendeva,
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io quasi toccavo il cielo:
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cosi' ti vidi l'ultima volta
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dispiegare le belle ali.
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Tu, morbido volo di colore,
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che dal paradiso venivi
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con gli occhi prosciugati,
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eccomi ora, estraneo e amaro,
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al tuo divino splendore!
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Fu spinta laggiu' nel campo
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la bianca e rossa farfalla:
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e, quasi in sogno andando,
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mi restava, del paradiso,
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un silenzioso splendore.
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("La farfalla")
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