| 
 
Magnolia 
  -     
  Alessandra
    Capocaccia Quadri
 
  -             Sorge sul poggio fuori dai
    cancelli
 
  -            
    l'albero tutto verde fino a ieri.
 
  -            
    L'aurora vi ha posato tra le foglie
 
  -            
    magnolie aperte, candide colombe.
 
  -            
    Su quel volo inatteso
 
  -            
    mi sorprendo a comporre un mio giardino
 
  -            
    con gli alberi scomparsi dell'infanzia:
 
  -            
    tasso, ciliegio, 
	pino, la
    magnolia.
 
  -  
 
  -            
    Qui l'esile figura della nonna
 
  -            
    sulla soglia dell'ombra sotto i rami.
 
  -            
    Qui mio padre che stacca adagio i fiori
 
  -            
    senza sciuparne il cuore.
 
  -  
 
  -            
    Ogni boccio uno scrigno di tesori
 
  -            
    per i giochi. Gli stami
 
  -            
    flessibili cerini a testa rosa.
 
  -            
    Le foglie scintillanti vasellame.
 
  -            
    Sulla mensa odorosa
 
  -            
    ogni petalo coppa sensitiva
 
  -            
    che il tatto irruginiva lungo il bordo.
 
  -  
 
  -            
    E la figura lieve della nonna
 
  -            
    che scorreva nell'ombra di quei rami.
 
  -            
    E il gesto di mio padre che coglieva
 
  -            
    come frutti quei fiori.
 
  -  
 
  -            
    Oggi  lontano fuori dei cancelli
 
  -            
    l'albero che assomiglia a quello antico.
 
  -            
    E il tempo sulle foglie
 
  -            
    ancora posa candide colombe.
 
  -                    
    ("Magnolia")
 
  -  
 
 
  -        
    Eugenio Montale
 
  
         
    La bufera
    che sgronda sulle foglie
  -        
    dure della magnolia i lunghi tuoni
 
  -        
    marzolini e la grandine,
 
  -  
 
  -        
    (i suoni di cristallo nel tuo nido
 
  -        
    notturno ti sorprendono, dell'oro
 
  -        
    che s'e' spento sui mogani, sul taglio
 
  -        
    dei libri rilegati brucia ancora
 
  -        
    una grana di zucchero nel guscio
 
  -        
    delle tue palpebre)
 
  -  
 
  -        
    Il lampo che candisce
 
  -        
    alberi e muri e li sorprende in quella
 
  -        
    eternita' d'istante - marmo manna
 
  -        
    e distruzione - c'entro te scolpita
 
  -        
    porti per tua condanna e che ti lega
 
  -        
    piu' che l'amore a me, strana sorella, -
 
  -        
    e poi lo schianto rude, i sistri, il fremere
 
  -        
    dei tamburelli sulla fossa fuia,
 
  -        
    lo scalpicciare del fandango, e sopra
 
  -        
    qualche gesto che annaspa...
 
  -      
    Come quando
 
  -        
  ti rivolgesti e con la mano, sgombra
 
  -        
    la fronte della nube dei capelli,
 
  -        
  mi salutasti - per
    entrar nel buio.
 
  
  
         
                               
                 ("La bufera" )
  
 
  |