La poesia di
Pablo Neruda e le piante
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Autunno
- Questi mesi trascinan lo stridore
- d'una guerra civile non dichiarata.
- Uomini, donne, grida, sfide,
- mentre nella citta' ostile
s'installa,
- sulle sabbie ora desolate
- del mare e le sue schiume vere,
- l'Autunno, vestito da soldato,
- grigio di testa, lento
d'atteggiamento:
- l'Autunno invasore copre la terra.
- Il Cile si sveglia o dorme. Esce il
sole
- meditativo tra le foglie gialle
- che volano come palpebre politiche
- staccate dal cielo tormentato.
- Se prima non v'era luogo per le
strade,
- ora si', la sostanza solitaria
- di te e di me, forse di tutti,
- vuole uscire per compere o per sogni,
- cerca il rettangolo della solitudine
- con l'albero ancor verde che vacilla
- prima di sfogliarsi e di abbattersi
- vestito d'oro e poi da mendicante.
- Io torno al mare avvolto dal cielo:
- il silenzio tra un'onda e l'altra
- stabilisce una pericolosa
sospensione:
- muore la vita, si acquieta il sangue
- fino a che erompe il nuovo movimento
- e risuona la voce all'infinito.
- ("Autunno",
da: "Giardino d'inverno",
trad. di G. Bellini)
Betulla
Come la pelle della betulla
sei argentea e odorosa:
devo contare sui tuoi occhi
per descrivere la primavera.
E benche' non sappia come ti chiami
non c' primo volume senza donna:
i libri si scrivono con baci
(e io vi prego di tacere
perche' s'avvicini la pioggia).
Voglio dire che tra due mari
sta pendendo la mia statura
come una bandiera abbattuta.
Per la mia amata senza sguardo
sono disposto a anche a morire
anche se s'imputa la mia morte
al mio deficiente organismo
o alla tristezza innecessaria
depositata negli armadi.
Certo e' che il tempo fugge
e con voce di vedova mi chiama
da boschi ormai dimenticati.
Prima di vedere il mondo, allora,
quando i miei occhi non s'aprivano
io disponevo di quattr'occhi:
i miei e quelli del mio amore:
non chiedetemi se ho cambiato:
(e' solo il tempo che invecchia):
(vive cambiando di camicia
mentr'io continuo a camminare).
Tutte le labbra dell'amore
andaron formando il mio vestiario
dacche' io mi sentii ignudo:
lei si chiamava Maria,
(forse Teresa si chiamava),
e m'abituai a camminare
consumato dalle mie passioni.
Sei tu quella che sarai
donna innata del mio amore,
colei che di creta fu formata
o quella di penne che volo'
o la donna territoriale
dalla chioma nel fogliame
o la concentrica caduta
come una moneta ignuda
nello stagno di un topazio
o la presente curatrice
della mia scorretta indisciplina,
oppure quella che mai nacque
e che ancora sto attendendo.
Perche' la luce della betulla
e' la pelle della primavera.
("La
pelle della betulla", da: "Giardino
d'inverno")
Caprifoglio
Ora, anche ora,
piccola, mi rechi caprifogli,
ed hai persino i seni profumati.
Mentre il vento triste galoppa uccidendo farfalle
io ti amo, e la mia gioia morde la tua bocca di susina...
(Da: "Giochi ogni
giorno")
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Garofano -
Rosa
- Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
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o freccia di garofani che propagano il fuoco:
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t'amo come si amano certe cose oscure,
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segretamente, entro l'ombra e l'anima.
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T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
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dentro di se', nascosta, la luce di quei fiori;
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grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
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il concentrato aroma che ascese dalla terra.
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T'amo senza sapere come, ne' quando ne' da dove,
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t'amo direttamente senza problemi ne' orgoglio:
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cosi' ti amo perche' non so amare altrimenti
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che cosi', in questo modo in cui non sono e non sei,
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cosi' vicino che la tua mano sul mio petto e' mia,
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cosi' vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.
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(Da:
"Cento sonetti d'amore", XVII)
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Inverno
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Giunge l'inverno. Splendido dettato
- mi dan le foglie lente
- vestite di giallo e di silenzio.
- Sono un libro di neve,
- una mano spaziosa, una prateria,
- un circolo che attende,
- appartengo alla terra e al suo
inverno.
- Crebbe il rumor del mondo nel
fogliame,
- arse poi il frumento costellato
- di fiori rossi come scottature,
- quindi venne l'autunno a stabilire
- la scrittura del vino:
- tutto passo', fu cielo passeggero
- la coppa dell'estate,
- e si spense la nube navigante.
- Ho atteso sul balcone cosi' funebre,
- come ieri con l'edera della mia
infanzia,
- che la terra distendesse
- le sue ali sul mio amore disabitato.
- Ho saputo che la orsa sarebbe caduta
- e che il nocciolo della pesca
transitoria
- sarebbe tornato a dormire e a
germinare:
- mi sono inebriato con la coppa
dell'aria
- fino a che tutto il mare divenne
notturno
- e il rosso delle nubi fu cenere.
- La terra vive ora
- tranquillizzando il suo
interrogatorio,
- distesa la pelle del suo silenzio.
- Io torno a essere ora
- il taciturno che venne da lontano
- avvolto di pioggia fredda e di
campane:
- debbo alla morte pura della terra
- la volonta' delle mie germinazioni.
- ("Giardino
d'inverno", trad. di G. Bellini)
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Rondine
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- (PygochelidonCyanoleuca
Patagonica)
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- La rondine ch'e'
tornata
- mi recava una lettera
chiara
- una lettera scritta
con l'aria
- con il fumo della
primavera:
- volo', attravers0',
rigo', volando,
- minacciando i minuti
- con la sua
virtu' di velluto
- e la sua direzione di
saetta.
- Ormai si sa che e' tornata
- alle schiume di Isla Negra
- a ballare nel cielo del mare
- come fosse nella sua casa,
- lasciando cadere dal cielo
- una fragranza prematura
- con le notizie che mi ha recato
- in una lettera trasparente.
- ("Arte degli uccelli",
trad. di G. Bellini)
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