Il Giardino dell' Erba Voglio

La poesia di Aleksandr Sergeevic Puskin  e le piante

       L'uva                                                                                        In lingua originale
        Non staro'  a rimpiangere le rose
        appassite a una lieve primavera;
        mi e' cara anche l'uva sui tralci
        a filari maturata su un pendio.
        Bellezza della mia fertile valle,
        gioia d'autunno dorato,
        oblungo e diafano,
        come i seni di una giovane ragazza.
                               (1823, trad. G.Giudici e G.Spendel)
 
       Mattino d'inverno
 Gelo e sole; giornata mirabile!
        E tu sonnecchi, o mia adorabile -
        su, bella, di svegliarsi e' ora:
        dischiudi gli occhi di piacere,
        stella del nord fatti vedere
        incontro alla nordica aurora!
 
        Ieri sera era tormenta,
        e fosco il cielo, buia tenda;
        la luna, pallida chiazza,
        ingialliva fra nuvole gravi
        e tutta mesta tu sedevi -
        ma adesso... guarda alla finestra:
 
        sotto quel cielo azzurrissimo
        stesa la neve, al sole splende;
        soltanto il bosco nereggia,
        l'abete alla brina verdeggia,
        di ghiaccio il ruscello lucente.
 
        Una luce ambrata si posa
        su tutta la stanza. E' festosa
        la stufa che accesa scricchia.
        Al caldo bello meditare.
        Ma perche' non far attaccare
        la morellina alla slitta?
 
        Sulla neve del mattino,
        con l'impaziente cavallino,
        Mia cara, svelti scivolando
        vedremo i campi sterminati,
        i boschi, da poco spogliati,
        e quella riva che amo tanto.
                (1829, trad. G.Giudici e G.Spendel)
 
       Sera d'inverno
        La bufera che il cielo ottenebra,
        venti di neve turbinando;
        come belva ulula adesso,
        ora piange come un bambino,
        ora sul tetto sconnesso
        la paglia, ecco, fa frusciare,
        ora, tardo pellegrino,
        al finestrino qui a bussare.
 
        La nostra annosa casetta
        tutta buia e mesta.
        E tu perche', o mia vecchietta,
        sei ammutolita alla finestra?
        Della bufera l'ululo,
        amica mia, ti ha affaticata,
        o sonnecchi dal ronzio
        del tuo arcolaio appisolata?
 
        Beviamoci su, amica cara
        della povera mia giovinezza:
        Beviamo tristi - qua il bicchiere!
        Il cuore ne avra' allegrezza.
        Cantami tu la cinciallegra
        che viveva di la' dal mare;
        cantami tu quella ragazza
        che alla fonte doveva andare.
 
        La bufera il cielo ottenebra,
        venti di neve turbinando;
        come belva ulula adesso,
        ora piange come un bambino.
        Beviamoci su, amica cara
        della povera mia giovinezza:
        Beviamo tristi - qua il bicchiere!
        Il cuore ne avra' allegrezza.
                (1825, trad. G.Giudici e G.Spendel)
     
       Viaggio d'inverno
      Dentro la nebbia a onde
si fa strada la luna,
        una mesta luce effonde
sulla mesta radura.
 
        Sulla noiosa via d'inverno
        va la trojka baldanzosa,
        tintinna la campanella
        monotonamente affannosa.
 
        Qualcosa di familiare
        nel canto del postiglione:
        ora baldoria che avvampa,
        ora dolore del cuore...
 
        Non c' e' un nero di capanna,
        non c'e' un fuoco, vuoto e neve...
        Soltanto i pali delle verste
        sopravvengono incontro a me...
 
        Noioso, triste... Ma domani,
        domani, Nina, da te saro',
        non smetter piu' di guardarti,
        presso il cammino tutto obliero'.
 
        Poi la lancetta delle ore
        il suo giro concludera',
        allontanando gli importuni
        la mezzanotte ci unira'.
 
        Triste e noiosa, Nina, la via,
        il postiglione si e' appisolato,
        la campanella e' una litania,
        il volto della luna annebbiato.
                (1826, trad. G.Giudici e G.Spendel)