Inni
alle stagioni
- William
Butler Yeats
- Durante l'inverno invochiamo la
primavera,
-
e in primavera chiediamo l'estate,
- e quando le siepi risuonano
lussureggianti
-
dichiariamo che l'inverno e' la stagione
- piu' bella; e dopo questo piu' nulla
esiste
-
di buono, perche' la primavera non e' ancora
- venuta... e non sappiamo che a
turbarci il sangue
-
non e' che il suo desiderio di giungere alla tomba.
- ("La
ruota", da: "La
Torre", trad. di R.Sanesi)
-
-
Alessandra Capocaccia Quadri
- Piccola primavera
-
durata appena il tempo di rapirti
-
con dolcezza, e svanire
-
lasciandosi alle spalle ancora inverno.
-
-
C'e' forse una parentesi: l'estate
-
in zoccoletti chiari e veste lieve.
-
Oggi ho calzato scarponcelli estivi
-
sola tra i monti per la prima volta.
-
-
Estate breve. Autunno. Ancora inverno
-
con ghiaccio ai muri: dentro come fuori.
-
Poi sul ricordo del tuo viso fermo
-
di nuovo, quasi in fuga, primavera.
-
-
E mentre solitudine e' apparenza
-
e le stagioni passano in figura,
-
la tua musica dura oltre gli spazi
-
e a volte un'eco scende.
- ("Piccola primavera")
-
- Ogni atto ha il
suo momento.
-
Oggi in te le stagioni sono tempo
-
di semina per gli altri. Vuoi piantare
-
alberi, fresche siepi
-
sulla cerchia dei muri rafforzati;
-
-
alle pareti, a sfondo dei ritratti,
-
scegliere toni delicati lieti;
-
rivestire di luce la cappella.
-
-
Forse col nuovo sguardo
-
domani rivedrai
-
dritti gli alberi crescere che avevi
-
messi a frutto, e fiorire anche le pietre.
-
("Le
stagioni")
-
-
Gianni Rodari
-
Primavera una giovinetta
-
con in bocca la prima violetta.
-
Poi viene l'estate, nel giro eterno..
-
ma per i poveri sempre inverno.
-
Vien l'autunno dalla montagna
-
ed ha odore di castagna.
-
Vien l'inverno dai ghiacciai
-
e nel suo sacco non ha che guai.
-
("Le
Stagioni", da:
"Filastrocche lunghe e corte")
-
-
-
Paul Eluard
I
Il centro del mondo in noi e dovunque
Una strada si offri' al sole
Dov'era lei e di qual peso
Nella luce supplicante
Dell'inverno nato dal minimo amore
Dell'inverno un piccolo infelice
Col suo seguito di stracci
Col suo corteo di paure
E di piedi freddi sulle tombe
Nel dolce deserto della strada.
II
Il centro del mondo in noi e dovunque
D'improvviso la terra benvenuta
Fu una rosa di fortuna
Visibile con biondi specchi
Dove tutto cantava a rosa aperta
A foglia verde a bianco metallo
Di ubriachezza e di calore vischioso
Oro si' oro per nascere al suolo
Sotto la schiacciante moltitudine
Sotto la vita opprimente e buona.
("Stagioni", Da: "Poesie")
|