Il Giardino dell' Erba Voglio

La poesia di Agostino Mersi e le piante o... animali

      Maggio ad Oropa
Verde cupo l'abete,
verde tenero il faggio:
oh! rezzo d'ombre chete,
tra il vivo sole di maggio!
Tra i resti di un nevaio
che nel vallone muore,
ride fiammante e gaio
il rododendro in fiore
E torna a te, Regina
de l'Alpi bruna e bella
la schiera peregrina
con speranza novella.
Oasi di preghiera
son tuoi mistici monti;
di Grazia primavera
schiudon quassu' le fonti.
Salga al tuo dolce invito,
o Vergine Maria
che d'un po' d'infinito,
ha il cor la nostalgia.
L'aura di Dio qui s'ode
aspirar placida, arcana
e piu' salir la lode
a sua bonta' sovrana.
 
          La cincia
          C'e' gia' la cincia. S'ode il ritmo arguto
          per la faggeta ancora ischeletrita;
          marzo folletto a ricantar la invita,
          cacciando il verno accidioso e muto.
          Canta essa l'iterato suo saluto
          a Primavera ancor non apparita;
          sol verra' quando april le avra' tessuto
          vesti di fior sull'erba rinverdita.
   Ma la cincia a chiamarla non si stanca;
          che' gi ne sente il timidetto afflato.
   Se pur l'ultima neve ancora imbianca,
          qua' e la', a chiazze multiformi, il prato
   e de' sentieri alpestri il muricciolo
          ha gia' dorate primule in bocciolo.
        
          Giugno sul monte
          Fiamma tra il verde voi sembrate, o alpine
            rose, che al sol di giugno rifiorite;
            e l'erme rupi tacite vestite
            di vostre macchie rosse incarnatine.
            La' giu' a' burroni in fondo, di lor mite
            candido sogno piangono la fine
            le valanghe di neve, in pellegrine
            cascatelle d'argento convertite.
            E gia' salgono a' paschi fragranti
            d'eriche e timi, i mansueti armenti;
            via per le balze il lor mugghio, tra i canti
            de le alpigiane, placido si spande;
            e un generico ritorno di tinnanti
            sonagli errando van su l'aure blande.
                           
    Luglio alpino
             E' da l'alba che tinnire di campani
    sull'alpe, ove le mandre pascolanti
              cercano i timi e l'eriche fragranti,
     pe' verdi anfratti de' pendii montani
               Le villanelle riempiono di canti
     schietti la vastita' degli echi arcani;
               e colgono, cantando, a piene mani
     i rododendri, vividi e fiammanti.
               Veste d'iride il sol la cascatella,
      che cristallina e garrula, da l'alto
                tra rupe e rupe, giu' balza e saltella
      Ecco: le rime io accordo al suo sussurro
                che si perde su' pascoli di smalto
      ne la lietezza del mattino azzurro.