La poesia
di Fernando Bandini e le piante (o... animali)
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Aquilegia
- ...Splende lo stesso azzurro sulle altane
e nei giardini l'aquilegia in fiore
ma cambiato il colore dei suoi petali...
(Da: "Per un'aquilegia che
cambia colore")
Corniolo
E giro per le strade
con un borsello
pieno di carabattole e di voglia
di restar vivo.
Alcune delle cose
che ho dentro al mio borsello qui le scrivo:
una vecchia moneta dissepolta
vangando l'orto,
una splendida piuma blu-cobalto
di un martin pescatore
trovato in terra morto.
Un cartoccetto di lazze corniole
che allappano il palato e per parare
le angosce una pastiglia di bromuro.
Un minuscolo sole
di ricambio se il cielo si fa scuro.
("Il borsello")
Lucciola
Ci sono ancora le lucciole. Sbandano
dai loro greggi di tremulo fosforo
su pendii non talmente desolati
da non avere un nome sulle carte.
Lasciano cicatrici d'oro nelle tenebre
a futura memoria.
("Lucciola")
Novembre
Sul tutto che trascorre tiene aperto il suo occhio
il dio Vertunno.
Avvolge le stagioni dentro la sua spirale
e in dura acida sorba muta il fiore.
Ci sono lungo il viale
mucchi di foglie morte:
la fragile gloria dell'autunno
messa in ginocchio.
E controluce vedo bambini in bicicletta
volare sul percorso
che
gia' fu nostro, per le stesse strade.
Ma il piu' ardito fra loro di colpo
sbanda, cade
sul suo primo rimorso.
- Poiana
Andavo come vanno tutti i corpi
umani: in fondo all'aria, rasoterra.
E lassu' tre poiane volteggiavano
in cerchio, oblique e livide,
scrutandoci dall'alto
con l'occhietto rapace che riflette l'abisso
nello smalto dell'iride.
Pellegrino che cerca la sua pace
calpestavo la strada polverosa
che porta alla collina.
Gia' calava la sera,
e mi feriva il cuore
quel bagliore superstite dell'azzurro che incrina,
come sempre in quest'ora, l'amicizia
della terra col cielo. Oh, chi rimane
solo, in cammino, nella zona d'ombra!
Come sollecita il suo passo e spera
che quel resto di giorno gli conceda
l'ultimo adempimento!
Ma la luce era solo
per quelle tre poiane
che lentamente, tese
le ali nel crepuscolo ed estranee
al brulichio del mondo se non per farne preda,
ruotavano sul perno alto del vento.
("Le poiane")
Primavera
Il cielo meno altezzoso:
si piega su noi volentieri,
trasmette nuove regole
mescola azzurro e suoni di clacson.
Chiusi in casa i nemici del poeta
affilano punte
di frecce sui loro display.
Topinambur
I fiori gialli dei topinambur
te li ricordi, e il Clain, lenta riviera?
Quel pomeriggio andammo a vedere Ben Hur
e quando uscimmo calava la sera.
In alto un'ala, forse di un airone
cenerino virava verso l'Ile
du Pre'-l'Abbesse, e c'era quella pioggia sottile
sulle foglie del verde settentrione.
Tu addestrata al deserto ne gioivi
e sognando un Poitou d'acque e di brume
nel folto intrico dei topinambur ti aprivi
un varco verso il mormorio del fiume.
O calde spalle, o lunga treccia viva!
Si sentiva suonare una campana
da un ignoto sobborgo oltre l'opposta riva.
Armaghedon ancora era lontana.
-Sono adultera- bisbigliasti -come
Betsabea-. Ma io non ero un re
e i fiori intorno a noi non avevano nome,
come il fiore di campo del salmo 103.
Ad El Ghor ti rividi, Betsabea;
la' non c'e' pioggia che l'arsura plachi.
Arrivavo da Ebron con una rosa tea
che ti appuntasti sulla blusa kaki,
e portavi i capelli corti, arsi
dal sole della guerra del Kippur.
Ci amammo sulla sabbia, ma non fu' come amarsi
tra i fiori gialli dei topinambur.
("Ballata per due sabati")
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