La poesia
di Giovanni Boccaccio e le piante
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Come fu tagliata la selva e
fatto il rogo
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Alta fatica e grande s'aparecchia,
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ci voler l'antico suol mostrare
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e l'alto Febo della selva vecchia;
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la qual Teseo comando' a tagliare
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s'andasse, accio' ch'una pirra parecchia
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alla stata d'Ofelte possan fare,
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o se si puote, ancor la vuol maggiore,
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in quanto fu piu' d'Arcita il valore.
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Essa toccava con le cime il cielo,
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e' bracci sparti le sue come liete
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aveva molto, e di quelle alto velo
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alla terra facea; ne' piu' quiete
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ombre aveva Acaia; ne' giammai telo
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l'aveva offesa, o altro ferro sete
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n'aveva avuta; ma la lunga etate
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d'essa tenean per degna deitate.
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La qual non si credea che solamente
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gli uomini avesse per eta' passati,
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ma si credea che le ninfe sovente
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e' fauni e le lor greggi permutati
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fosser da lei, che continuamente
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di sterpi nuovamente procreati
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si ristorava, in etterno durando,
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e degli antichi suoi pochi mancando.
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Al miserabil loco soprastava
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tagliamento continuo, del quale
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ogni covil si vide che vi stava;
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e fuggi' quindi ciascuno animale,
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e ogni uccello i suoi nidi lasciava,
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temendo il mai pi non sentito male;
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e alla luce, in quel giammai non stata,
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in poca d'ora si di larga entrata.
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Quivi tagliati cadder gli alti faggi
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e i morbidi tigli, i qua' ferrati
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sogliono spaventare i fier coraggi
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nelle battaglie, molto adoperati;
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ne' si difeser dalli nuovi oltraggi
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gli esculi (1) e i caonii (2), ma tagliati
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furono ancora, e 'l durante cipresso
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ad ogni bruma e il cerro con esso,
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e gli orni (3)pien di pece, nutrimento
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d'ogni gran fiamma, e gli ilici (4)soprani,
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e 'l tasso, li cui sughi nocimento
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soglion donare, frassini che' vani
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sangui ber soglion del combattimento,
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col cedro, che per anni mai lontani
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non senti' tarlo ne' isgombro' sito
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per sua vecchiezza dove fosse unito.
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Tagliato fuvvi l'audace abete,
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e 'l pin similmente, che odore
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da' dalle tagliature, com'e' sapete;
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il fragil corilo (5) e il bicolore
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mirto, e con questi l'alno (6) senza sete,
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del mare amico; e, d'ogni vincitore
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premio, la palma fu tagliata ancora,
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e l'olmo che di viti s'innamora.
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Donde la Terra sconsolato pianto
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ne diede; e quindi ciascuno altro iddio
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de' luoghi amati si parti' intanto,
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dolente certo e contra suo disio,
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e l'albitro dell'ombre Pan che tanto
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quel luogo amava, e ciascun semidio;
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e lor partenti ancor piangea la selva,
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che forse la' mai piu' non si rinselva.
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Adunque fu degli alberi tagliati
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un rogo fatto mirabilemente;
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poco piu' furo i monti accumulati
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sopra Tesaglia dalla folle gente,
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inverso il ciel mattamente elevati,
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che fosse quivi quel rogo eminente;
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il qual dalli ministri fu tessuto
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velocemente e con ordin dovuto.
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El fu di sotto di strame salvaggio
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agrestamente fatto e di tronconi
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d'alberi grossi, e fu il suo spazio maggio;
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poi fu di frondi di molte ragioni
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tessuto, e fatto con troppo pi saggio
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avvedimento, e di piu' condizioni
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di ghirlande e di fior fu pitturato
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e questo suolo assai fu elevato.
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Sopra di questi l'arabe ricchezze
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e quelle d'oriente con odori
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mirabil fero delle lor bellezze
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il terzo suol composto sopra i fiori;
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quivi lo 'ncenso, il qual giammai vecchiezze
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non conobbe, vi fu dato agli ardori,
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e il cenammo piu' ch'altro durante,
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e il legno alo di sopra stante.
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Poi fu la sommita' di quella pira
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d'un drappo in ostro tirio con oro
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tinto coperto, a veder cosa mira
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se' per valore e se' per lo lavoro;
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e, questo fatto, indietro ognun si tira
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e con tacito aspetto fa dimoro,
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quelli attendendo che dovean venire
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col morto corpo a tal cosa finire.
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(Da: "Teseida delle nozze di Emilia", XII, 18-25)
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- (1)
Esculo = Farnia
- (2) Caonio = ???
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(3) Orno = Orniello, anche se difficile immaginarlo "pien di pece"
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(4) Ilice = Leccio
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(5) Corilo = Nocciolo
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(6) Alno = Ontano
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