Il Giardino dell' Erba Voglio

La poesia di Giovanni Pascoli  e le piante (o... animali)

       Acanto
        Fiore di carta rigida dentato
        i petali di fini aghi, che snello
        sorgi dal cespo, come un serpe alato
        da un capitello;
        fiore che ringhi dai diritti scapi
        con bocche tue di piccoli ippogrifi;
        fior del Poeta! …
                        (Da: "Myricae")
        Biancospino
         Oh! Valentino vestito di nuovo,
  come le brocche dei biancospini!
         Solo, ai piedini provati dal rovo,
         porti la pelle de' tuoi piedini...
                                 (Da: "Valentino")
 
       Capinera
        ...Nell'aria, un pianto... d'una capinera
        che cerca il nido che non trovera'.
                                (Da: "La quercia caduta")
       Castagno
   Quando sfioriva e rinverdiva il melo,
quando s'apriva il fiore del cotogno,
il greppo, azzurro, somigliava un cielo
visto nel sogno;
   brullo io te vidi; e gi
a' per ogni ripa
erano colte tutte le
viole,
e tu lasciavi ai cesti ed alla stipa
tutto il tuo sole;
   e, pio castagno, i rami dalla bruma
ancora appena e dal nevischio vivi,
a mano a mano d'una lieve spuma
verde coprivi.
   Ma poi, vedendo sotto il fascio greve
le montanine tergersi la fronte,
tu che le sai da quando per la neve
scendono il monte,
   ecco, pietoso tu di lor, tessesti
lungo i torrenti, all'orlo dei burroni,
una fredda ombra, che gem
e' di mesti
cannareccioni.
   E qualche cosa gi
a' nell'aspro cardo
chiuso ascondevi, come l'avo buono
che nell'irsuta mano cela un tardo
facile dono.
   Ai primi freddi, quando il buon villano
rinumero' tutti i suoi bimbi al fuoco;
e con lui lungamente il tramontano
brontolo' roco;
   e tu quei cardi, in mezzo alle procelle,
spargesti sopra l'erica ingiallita,
e li schiudevi per piet
a' di quelle
povere dita
   Tutti spargesti i cardi irti e le fronde
fragili, e tutto port
o' via festante
la grama turba. Nudo con le monde
rame, o gigante,
   stavi, e vedevi tu la vite e il melo
vestiti d'oro e porpora al riflesso
gia' delle nevi, e per lo scialbo cielo
nero il cipresso.
   Per te i tuguri sentono il tumulto
or del paiolo che inquieto oscilla;
per te la fiamma sotto quel singulto
crepita e brilla:
   tu, pio castagno, solo tu, l'assai
doni al villano che non ha che il sole;
tu solo il chicco, il buon di pi
u', tu dai
alla sua prole;
   ha da te la sua bruna vaccherella
tiepido il letto e non des
ia la stoppia;
ha da te l'avo tremulo la bella
fiamma che scoppia.
   Scoppia con gioia stridula la scorza
de' rami tuoi, co' frutti tuoi la grata
pentola brontola. Il vento fa forza
nell'impannata.
   Nevica su le candide montagne,
nevica ancora. Lieto
e' l'avo, e breve
augura, e dice: Tante pi
u' castagne,
quanta pi
u'
neve.
             (Da: "Myricae")
       Cincia   
        ...e, quando altrove l'anima fissa
        gli strilli d'una cincia che rissa...
                                (Da: "L'ora di Barga")
 
       Cipresso
        Stavano neri al lume della luna
        gli erti cipressi, guglie di basalto,
        quando tra l'ombre svolo' rapida una
                                            ombra dall'alto:
        orma sognata d'un volar di piume,
        orma d'un soffio molle di velluto,
        che passo' l'ombre e scivolo' nel lume
                                             pallido e muto:
        ed i cipressi sul deserto lido
        stavano come un nero colonnato,
        rigidi, ognuno con tra i rami un nido
                                             addormentato.
        E sopra tanta vita addormentata
        dentro i cipressi, in mezzo alla brughiera
        sonare, ecco, una stridula risata
                                             di fattucchiera:
        una minaccia stridula seguita,
        forse, da brevi pigolii sommessi,
        dal palpitar di tutta quella vita       
                                             dentro i cipressi...
                                             (Da: "La civetta")
 
      Raganella
       Il giorno fu pieno di lampi;
ma ora verranno le stelle,
le tacite stelle, nei campi
c'e' un breve gre gre di ranelle.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorre una gioia leggiera...
Nel giorno, che lampi! che scoppi!
                    che pace, la sera!
Si devono aprire le stelle
nel cielo si' tenero e vivo.
La', presso le allegre ranelle,
singhiozza monotono rivo.
Di tutto quel cupo tumulto,
di tutta quell'aspra bufera,
non resta che un dolce singulto
                    nell'umida sera...
                        (Da: "La mia sera")