Il Giardino dell' Erba Voglio

La poesia di Federico Garcia Lorca e le piante  (**)

              Agosto
               Agosto.
          controluce a tramonti
          di pesca e zucchero.
         E il sole dentro la sera
         come il nocciolo nel frutto.
 
         La pannocchia serba intatta
         la sua risata gialla e dura.
 
         Agosto.
          I bambini mangiano
         pane nero e luna piena.     
 
              Alberi
           Alberi!
            Foste frecce
           cadute dall'azzurro?
           quali terribili guerrieri vi scagliarono?
           Furono forse le stelle?
           Le vostre musiche vengono dall'anima degli uccelli,
           dagli occhi di Dio,
           dalla passione perfetta.
           Alberi!
           Comprenderanno le vostre rozze radici
            il mio cuore da sotto la terra?
                                                (1919)
 
          
      Tagliarono tre alberi
                                           A ERNESTO HALFFTER
       Erano tre.
    (Venne il giorno con la scure).
    Erano due.
    (Ali striscianti d'argento).
    Era uno.
    Era nessuno.
    (Resto' nuda l'acqua).
 
Canzone dell'arancio secco
                                                               A CARMEN MORALES
Taglialegna.
Tagliami l'ombra.
Liberami dal supplizio
di vedermi senza cedri.
 
Perche' nacqui tra specchi?
Il giorno mi si gira.
E la notte mi copia
in tutte le sue stelle.
 
Voglio vivere senza vedermi.
E formiche e soffioni,
sognero' che son le mie
foglie e i miei uccelli.
 
Boscaiolo.
Tagliami l'ombra.
Liberami dal supplizio
di vedermi senza cedri.
 
Arancia e limone
    Arancia e limone.
 
    Oh la ragazza
    del cattivo amore!

    Arancia e limone.

     Oh la ragazza
     la ragazza bianca!

     Limone.

     (Come splendeva
     il sole).

     Arancia.

     (Nei ciotoli
     dell'acqua).
 
  Canzone d'autunno
  Oggi sento nel cuore
  un vago tremore di stelle,
  ma il mio sentiero si perde
  nel'anima della nebbia.
  La luce mi spezza le ali
  e il dolore della mia tristezza
  bagna i ricordi
  nella fonte dell'idea.
 
  Tutte le rose sono bianche,
  bianche come la mia pena,
  e non sono le rose bianche,
  perche' ci ha nevicato sopra.
  Prima ci fu l'arcobaleno.
  Nevica anche sulla mia anima.
  La neve dell'anima ha
  fiocchi di baci e di scene
  che sono affondate nell'ombra
  o nella luce di chi le pensa.
 
 La neve cade dalle rose,
 ma quella dell'anima resta
 e l'artiglio degli anni
 ne fa un sudario
 
Si sciogliera' la neve
quando moriremo?
O ci sara' altra neve
e altre rose piu' perfette?
 
Scendera' la pace su di noi
come c'insegna Cristo?
o non sara' mai possibile
la soluzione del problema?
 
E se l'amore c'inganna?
Chi animera' la nostra vita
se il creouscolo ci sprofonda
nella vera scienza
del Bene che forse non esiste
e del Male che batte vicino?
 
Se la speranza si spegne
e ricomincia Babele
che torcia illuminera'
le strade della terra?
 
Se l'azzurro e' un sogno,
che ne sara' dell'innocenza?
Che cosa sara' il cuore
se l'amore non ha frecce?
 
Se la morte e' la morte,
che  ne sara' dei poeti
e delle cose addormentate
che nessuno ricorda?
O sole della speranza!
Acqua chiara! Luna nuova!
Cuori dei bambini!
Anime rudi delle pietre!
Oggi sento nel cuore
un vago tremore di stelle
e tutte le rose sono
bianche come la mia pena.
             (novembre 1918)
 
  Cicala!
        Cicala!
        beata te,
        che sopra il letto di terra
        muori ubriaca di luce.
 
        Tu sai delle campagne
        il segreto della vita,
        e il racconto delle vecchia fata
        che nascere sentiva l'erba
        rimane nascosto in te.
 
        Cicala!
        Beata te.
        Che muori sotto il sangue
        di un cuore azzurro.
        La luce Dio che scende,
        e il sole,
        breccia per dove filtra.
 
        Cicala!
        Beata te.
        Se senti nell'agonia
        tutto il peso dell'azzurro.
 
        Tutto il vivo che passa
        dalle porte della morte
        va con la testa bassa
        e un'aria bianca assonnata.
        Con parola di pensiero.
        Senza suoni...
        Tristemente,
        coperto dal silenzio
        ch'e'  il mantello della morte.
 
        Ma tu cicala assorta,
        piena di suoni, muori
        e resti trasfigurata
        in suono e luce celeste.
 
        Cicala!
        Beata te.
        T'avvolge nel suo  mantello
        lo Spirito Santo stesso
        ch'e' luce.
 
        Cicala!
        stella sonora
        sopra i campi addormentati,
        vecchia amica delle rane
        e dei grilli neri,
        hai sepolcri d'oro
        nei raggi vibranti
        del sole che ti colpisce dolcemente
        nel vigore dell'estate,
        e il sole porta via la tua anima
        per farla luce.
 
        Il mio cuore diventi cicala
        sopra i campi divini.
        Muoia cantando lentamente
        nel cielo azzurro ferito
        e quando sta per spirare
        la donna ch'io so
        lo spara con le sue mani
        nella polvere.
 
        E il mio sangue sopra il campo
        sia limo dolce e rosato
        dove le zappe affondino
        gli stanchi contadini.
 
        Cicala!
        Beata te!
        Se ti feriscono le invisibili spade
        dell'azzurro.
                        (agosto 1918)
     
La lucertola vecchia
Sul sentiero bruciato
ho visto il buon lucertolone
(goccia di coccodrillo)
meditare.
Con la sua verde sottana
di abate del diavolo,
il colletto inamidato
e il portamento corretto,
ha un'aria molto triste
da vecchio professore.
Quegli occhi rinsecchiti
di artista fallito,
come guardano la sera morente! ...
                (26 luglio 1920)
 
Gli incontri  di una lumaca avventurosa
Che dolcezza infantile
nella mattina tranquilla.
Gli alberi tendono
le braccia verso la terra
Un vapore tremulo
copre i seminati
ed i ragni tendono
le loro strade di seta
- incrinature sul cristalli pulito
del vento.
       
                    Sul viale,
una fonte recita
il suo canto fra l'erbe.
E la lumaca, pacifica
borghese del sentiero,
umile e ignorata
contempla il paesaggio.
La pace divina
della natura
l'ha rincuorata,
e dimenticando le pene
della casa, desidero'
vedere la fine del sentiero.
 
          Camminando s'interno'
          in un bosco d'edere
          e d'ortiche. In mezzo
          c'erano due rane vecchie
          a prendere il sole,
          tristi e malate....
(dicembre, 1918)
 
Margherita
        Eloisa e Giulietta furono due margherite
        ma tu sei stata un rosso garofano insanguinato,
        che venne dalla terra dorata di Castiglia
        a dormire fra neve e casti cipressi.

        Granada era il tuo letto di morte, donna Giovanna,
        i cipressi i tuoi ceri, la sierra il tuo altare.
        Una pala di neve che placa le tue ansie,
        con l'acqua che ti passa vicino. L'acqua del Dauro.

        Granada era il tuo letto di morte, donna Giovanna,
        con le sue vecchie torri e il giardino silenzioso,
        con l'edera morta sopra i muri rossi,
        con la nebbia azzurra e il romantico mirto.

        Principessa innamorata e mal corrisposta.
        Garofano rosso in una valle profonda e desolata.
        La tomba che ti chiude trasuda la tua tristezza
        attraverso gli occhi aperti sopra il marmo.

                                                 (1918)
Orto di marzo
Il mio melo
ha gia' ombra e uccelli.
 
Che salto fa il mio sogno
dalla luna al vento!
         
Il mio melo
offre le braccia al verde.
         
Fin da marzo, io vedo
la fronte bianca di gennaio!
    
Il mio melo...
(Vento basso).
 
Il mio melo
(Cielo alto).
 
Canzone di novembre e aprile
         Il cielo nuvoloso
        fa i miei occhi bianchi.
 
        Per ravvivarli
        gli avvicino
        un fiore giallo.
 
        Non riesco a turbarli,
        restano duri e bianchi.
 
        (Sulle mie spalle vola
        la mia anima dorata e piena).
       
        Il cielo d'aprile
        tinge i miei occhi d'indaco.
 
        Per animarli
        gli avvicino una rosa bianca.
 
        Non riesco a fondere
        il bianco dell'indaco.
 
        (Sulle mie spalle vola
        la mia anima impassibile e cieca). 
 
Passiflora
Passiflora azzurra!
Incudine di farfalle.
Vivi bene nel limo
delle ore?
 
(O poeta infantile
rompi il tuo orologio!)
 
Chiara stella azzurra,
ombelico dell'aurora.
Vivi bene nella schiuma
dell'ombra?
 
(O poeta infantile,
rompi il tuo orologio!)
 
Cuore azzurro,
lampada della mia alcova.
Batti bene senza il mio sangue
filarmonico?   
 
(O poeta infantile,
rompi il tuo orologio!)
 
          Vi capisco e lascio
          nel comodino
          l'insetto del tempo.
          Le sue gocciole metalliche
          non si sentiranno
          nella calma dell'alcova.
          Dormir tranquillo
          come dormite voi,
          passiflora e stelle,
          alla fine la farfalla
          voler nella corrente
          delle ore
          mentre nasce sul mio tronco
          la rosa.
        (Consulto, agosto 1920)
       
  Pioppo morto (1)
Vecchio pioppo!
Sei caduto
nello specchio
dello stagno addormentato,
piegando la fronte
al tramonto.
Non e' stato il roco uragano
a spezzare il tuo tronco
ne' la pesante ascia
del boscaiolo, che sa
che tu devi
rinascere.
 
E' stato il tuo spirito forte
a chiamare la morte
vedendosi senza nidi, dimenticato
dai pioppi bambini del prato.
Gli e' che tu avevi
sete di pensiero,
e la tua enorme testa centenaria,
solitaria,
ascoltava i canti
lontani dei tuoi fratelli.
 
Nel tuo corpo conservavi
la lava
della passione
e nel tuo cuore,
il seme senza futuro di Pegaso.
Il terribile seme
di un amore innocente
per il sole del tramonto.
 
Che profonda amarezza
nel paesaggio,
l'eroe dei boschi
senza rami!
 
Non sarai piu' la culla
della luna,
ne' il magico riso
della brezza
ne' il bastone di una stella
a cavallo.
Non tornera' la primavera
della tua vita,
ne' vedrai fiorire
i seminati.
Sarai nido di rane
e di formiche.
Avrai  per capelli
le ortiche
e un giorno la corrente
portera' via la tua corteccia
tristemente.
 
Vecchio pioppo!
Sei caduto
nello specchio dello stagno addormentato.
Ti ho visto cadere
al crepuscolo
e scrivo la tua elegia
che anche la mia.
                                            (1920)
 
       (1) Ringraziamo Katy per la segnalazione
 
           I pioppi d'argento
            I pioppi d'argento
            si piegano sull'acqua,
            tutto sanno, ma non lo diranno.
            Il giglio della fonte
            non urla la sua tristezza.
            Tutto piu' degno che l'umanita'!
 
            La scienza del silenzio di fronte al cielo stellato
            l'hanno soltanto il fiore e l'insetto.
            La scienza del canto per il canto l'hanno
            i boschi mormoranti
            e le acque del mare.
 
            Il profondo silenzio della vita sulla terra
            ce lo insegna la rosa
            aperta sul roseto.
 
            Bisogna diffondere il profumo
            chiuso nelle nostre anime!
            Bisogna essere canto,
            luce e bonta'.
            Bisogna aprirsi per intero
            di fronte alla notte nera,
  perche' ci riempiamo di rugiada immortale!
           
  Bisogna coricare il corpo
            nell'anima inquieta!
  Bisogna accecarsi gli occhi con la luce dell'aldila',
            nell'ombra dei cuori,
  e strappare le stelle che ci ha dato Satana,
            Bisogna essere come l'albero
  che sempre in preghiera,
  come l'acqua del fiume
  fissa all'eternita'!
 
  Bisogna lacerarsi l'anima con artigli di tristezza
  perche' c'entrino le fiamme
  dell'orizzonte astrale!
 
  Allora nell'ombra del cuore tarlato
  nascerebbe una sorgente d'aurora
  tranquilla e materna.
  Sparirebbero citta' al vento.
            E vedremmo passare in una nuvola
  Dio.
                                    (maggio 1919)
       
            A Irene Garca - (cameriera)
                       Nel bosco
            i pioppi ballano
            l'uno con l'atro.
            E l'arbol
            con le sue quattro foglie
            balla anche lui...
           
       
In memoriam
Dolce pioppo,
dolce pioppo,
sei diventato
d'oro.
Ieri eri verde,
un verde folle
di uccelli
gloriosi.
Oggi sei abbattuto
sotto il cielo d'agosto
come me sotto il cielo
del mio spirito rosso.
La fragranza prigioniera
del tuo tronco
tocchera' il mio cuore
pietoso.
Ruvido avo del prato!
Noi
siamo diventati
d'oro.
     (agosto 1920)  
       
Canzone primaverile
                        I
         Escono allegri i bambini
        dalla scuola,
        lanciando nell'aria tiepida
        d'aprile, tenere canzoni.
        Quanta allegria nel profondo
        silenzio della stradina!
        Un silenzio fatto a pezzi
        da risa d'argento nuovo.
                        II
        Vado pel cammino della sera,
        tra i fiori dell'orto,
        lasciando sulla strada
        l'acqua della mia tristezza.
        Sul monte solitario
        un cimitero di paese
        sembra un campo seminato
        con semi di teschi.
        E sono fioriti i cipressi
        come teste giganti
        che con orbite vuote
        e chiome verdognole
        pensosi e dolenti
        l'orizzonte contemplano.
        Divino aprile, che vieni
        carico di sole e di essenze,
        colma di nidi d'oro
        i teschi fioriti!
                     (marzo 1919)
       
     Quercia
        Alla tua casta ombra, quercia vecchia,
        voglio scandagliare la fonte della mia vita
        e togliere dal fango della mia ombra
        i lirici smeraldi.
 
        Butto le reti nell'acqua torbida
        e le ritiro vuote.
        In fondo al fango tenebroso
        stanno le mie gemme!
 
        Nascondi nel mio cuore i tuoi rami santi!
        o solitaria quercia,
        e lascia nella mia anima
        i tuoi secreti e la tua calma passione!
 
        Questa tristezza giovanile passa,
        lo so! L'allegria
        un'altra volta lascero' le sue ghirlande
        sulla mia fronte ferita,
        anche se le mie reti non pescheranno mai
        l'occulta gemma
        di tristezza incosciente che risplende
        in fondo alla mia vita.
 
        Ma il mio grande dolore trascendentale
        e' il tuo dolore, quercia.
        E' lo stesso dolore delle stelle
        e del fiore appassito.
 
        Le lacrime scivolano a terra
        e, come le tue resine,
        corrono sull'acqua del fiume
        che scende nella notte fredda.
        E anche noi cadremo,
        io con le mie gioie,
        e tu pieni i rami di invisibili
        ghiande metafisiche.
 
        Non m'abbandonare mai nelle mie tristezze,
        scheletrica amica.
        Cantami con la tua bocca vecchia e casta
        un'antica canzone,
        con parole di terra intrecciate
        all'azzurra melodia.
 
        Getto ancora una volta la rete
        nella fonte della mia vita,
        rete fatta di fili di speranza,
        nodi di poesia,
        e prendo pietre false fra un fango
        di passioni addormentate.
        
        Col sole autunnale tutta l'acqua
        della mia fontana vibra,
        e noto che senza piu' radici
        la quercia mi sfugge.
                          (1919)
       
Stagno
        Cipressi.
(Acqua stagnante).
        Pioppo.
(Acqua cristallina).
        Vetrice
(Acqua profonda).
        Cuore
(Acqua di pupilla).
 
Piccolo stagno
       Mi specchiai nei tuoi occhi
         pensando all'anima tua.
             Oleandro bianco.
       Mi specchiai nei tuoi occhi
        pensando alla tua bocca.
    Oleandro rosso.
       Mi specchiai nei tuoi occhi
ma eri morta!
            Oleandro nero.
       
Stagno, canzone finale
    La notte viene.
        Raggi di luna battono
sull'incudine della sera.
            La notte viene.
Un grande albero si ripara
        dietro parole di canzoni.
    La notte viene.
        Se tu venissi a trovarmi
lungo i sentieri dell'aria.
            La notte viene.
Mi troveresti in pianto
        sotto i grandi pioppi.
Ah, mia bruna,
        sotto i grandi pioppi.
 
 Ulivo       
          Il campo
          di ulivi
s'apre e si chiude
          come un ventaglio.
Sull'oliveto
          c' e' un cielo sommerso
e una pioggia scura
          di freddi astri.
Tremano giunco e penombra
          sulla riva del fiume.
S'increspa il vento grigio.
          Gli ulivi
sono carichi
          di gridi.
Uno stormo
          d'uccelli prigionieri
che agitano lunghissime
          code nel buio.
                         (Paesaggio)
       
     (**) Traduzioni di Carlo BO