La poesia di
Eugenio Montale e le piante (o... animali)
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Acero
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Si tratta di
arrampicarsi sul sicomoro
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per vedere il Signore se mai passi
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Ahime', non sono un rampicante ed anche
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stando in punta di piedi non l'ho mai visto.
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(Da: "Come
Zaccheo")
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Assenzio
- Mia vita, a te non chiedi lineamenti
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fissi, volti plausibili o possessi.
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Nel tuo giro inquieto ormai lo stesso
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sapore han miele e assenzio.
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(Da: "Ossi di seppia")
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- Balestruccio
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Il saliscendi bianco e nero dei
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balestrucci dal palo
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del telegrafo al mare
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non conforta i tuoi crucci su lo scalo
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ne' ti riporta dove piu' non sei.
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- Gia'
profuma il sambuco fitto su
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lo sterrato; il piovasco si dilegua.
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Se il chiarore e' una tregua,
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la tua cara minaccia la consuma.
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(Da: "Le Occasioni")
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Capinera
- ...Sono la capinera che da' un trillo
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e a volte lo ripete ma non si sa
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se quella o un'altra. E non sapresti farlo
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nemanche te che hai orecchio.
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(Da: Per un fiore reciso")
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- Se al piu' si oppone il meno il risultato
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sara' destruente. Cosi' dicevi un giorno
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mostrando rudimenti di latino
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a altre nozioni. E proprio in quel momento
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brillo', si spense., ribrillo' una luce
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sull'opposta costiera. Gia' imbruniva.
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- Anche il faro, lo vedi, intermittente,
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forse troppo costoso tenerlo sempre acceso.
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Perche' ti meravigli se ti dico che tutte
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le capinere hanno breve suono e sorte.
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Non se ne vedono molte intorno. E' aperta la caccia.
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Se somigliano a me sono contate
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le mie ore o i miei giorni -.
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(Da: "Quaderni di quattro anni")
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Cedrina
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Infuria sale o grandine? Fa strage
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di campanule, svelle la cedrina.
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Un rintocco subacqueo s'avvicina,
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quale tu lo destavi, e s'allontana.
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(Da: "Le Occasioni")
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Cicala
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Forse l'estate ha
finito di vivere.
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Si sono fatte rare le cicale.
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Sentirne ancora una che scricchia un tuffo nel sangue.
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La crosta del mondo si chiude, com'era prevedibile
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se prelude a uno scoppio. Era improbabile
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anche l'uomo, si afferma. Per la consolazione
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di non so chi, lassu' alla lotteria
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stato estratto il numero che non usciva mai.
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Ma non ci sara' scoppio. Basta il peggio
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che infinito per natura mentre
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il meglio dura poco. La sibilla trimurtica
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esorcizza la Moira insufflando
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vita nei nati-morti. E' morto solo
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chi pensa alle cicale. Se non se n'e' avveduto
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il torto suo.
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("Niente di grave")
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi...
(Da: "Meriggiare
pallido e assorto")
Girasole
Portami il girasole
ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansieta' del suo volto giallino.
(Da: "Ossi di seppia")
Limone
Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: i bossi
ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche spaurita anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spegnono inghiottite dall'azzurro:
piu' chiaro si ascolta il sussurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui nelle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed e' l'odore dei limoni.
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verita'.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno piu' languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinita'.
Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle citta' rumorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi in alto tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara -amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe doro della solarita'.
("I Limoni")
Lucertola
Leggiadra ti distendi
sullo scoglio lucente di sale
e al sole bruci le membra.
Ricordi la lucertola
ferma sul masso brullo;
te insidia giovinezza,
quella il lacciolo derba del fanciullo.
(Da: "Falsetto")
Magnolia
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La bufera
che sgronda sulle foglie
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dure della magnolia i lunghi tuoni
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marzolini e la grandine,
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(i suoni di cristallo nel tuo nido
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notturno ti sorprendono, dell'oro
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che s'e' spento sui mogani, sul taglio
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dei libri rilegati brucia ancora
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una grana di zucchero nel guscio
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delle tue palpebre)
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Il lampo che candisce
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alberi e muri e li sorprende in quella
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eternita' d'istante - marmo manna
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e distruzione - c'entro te scolpita
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porti per tua condanna e che ti lega
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piu' che l'amore a me, strana sorella, -
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e poi lo schianto rude, i sistri, il fremere
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dei tamburelli sulla fossa fuia,
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lo scalpicciare del fandango, e sopra
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qualche gesto che annaspa...
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Come quando
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ti rivolgesti e con la mano, sgombra
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la fronte della nube dei capelli,
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mi salutasti - per
entrar nel buio.
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("La bufera" )
Melangolo o Arancio amaro
Le pellegrine in
sosta che hanno durato
tutta la notte la loro litania
s'aggiustano gli zendadi sulla testa,
spengono i fuochi, risalgono sui carri.
Nell'alba triste s'affacciano dai loro
sportelli tagliati negli usci i molli soriani
e un cane lionato s'allunga nell'umido orto
tra i frutti caduti all'ombra del melangolo.
Ieri tutto pareva un macero ma stamane
pietre di spugna ritornano alla vita
e il cupo sonno si desta nella cucina,
dal grande camino giungono lieti rumori.
Torna la salmodia appena in volute pi lievi,
vento e distanza ne rompono le voci, le ricompongono...
(Da: "Elegia
di Pico Farnese" )
Merlo
Gina all'alba
mi dice:
il merlo e' sulla frasca
e dondola
felice.
(Da: "Quaderni di quattro anni")
Papavero
La gondola che scivola in
un forte
bagliore di catrame e di papaveri
(Da: "La gondola che
scivola...")
Rana
La rana, prima a
ritentar la corda
dallo stagno che affossa
conserti dove spenge le sue fiaccole
un sole senza caldo, tardo ai fiori
ronzio di coleotteri che suggono
ancora linfe, ultimi suoni, avara
vita della campagna. Con un soffio
lora sestingue: un cielo di lavagna
si prepara a irrompere di scarni
cavalli, alle scintille degli zoccoli.
(Da: "Le Occasioni")
... Solo
ci si deve affrettare perche' potrebbe
non essere lontana
l'ora in cui troppo si sa gonfiata
secondo un noto apologo la rana.
(Da: "Elogio del nostro tempo")
Salice
E strana langoscia che
si prova
in questa deserta proda sabbiosa erbosa
dove i salici piangono davvero
e ristagna indeciso tra vita e morte
un intermezzo senza pubblico.
(Da: "Sul
lago dOrta")
Sambuco
l saliscendi bianco e nero dei
balestrucci dal palo
del telegrafo al mare
non conforta i tuoi crucci su lo scalo
ne' ti riporta dove piu' non sei.
Gia'
profuma il sambuco fitto su
lo sterrato; il piovasco si dilegua.
Se il chiarore e' una tregua,
la tua cara minaccia la consuma.
(Da: "Le Occasioni")
Upupa
Upupa, ilare uccello calunniato
dai poeti, che roti la tua cresta
sopra l'aereo stollo del pollaio
e come un finto gallo giri al vento;
nunzio primaverile, upupa, come
per te il tempo s'arresta,
non muore piu' il Febbraio,
come tutto di fuori si protende
al muover del tuo capo,
aligero folletto, e tu lo ignori.
(Da: "Ossi di seppia")
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